Squillo di trombe!
Le condizioni si sono manifestate a che potessimo aprire due nuovi gruppi di consapevolezza in due nuovi istituti: nel carcere Don Giovanni Bosco di Pisa e nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino.
A Pisa: il 19 maggio la Ven. Tashi, che per anni è stata presente presso il carcere di Livorno, ha inaugurato un nuovo gruppo insieme a Mario Pellicci che ha completato l’iter formativo frequentando la terza edizione del corso tenutosi a Pomaia e con il tirocinio seguito a Milano-Bollate affiancando Sarah Bracci.
A Torino: un’altra coppia seguirà il nuovo gruppo. Sabrina Ghiberti e Leo Carlo Riva inizieranno l’8 giugno. Anche loro hanno terminato il corso di formazione a Pomaia e hanno affiancato in tirocinio Sabrina Negretti presso il carcere di Milano-Bollate.
Siamo davvero felici e facciamo a tutti loro i nostri migliori auguri!
Ogni volta che possiamo annunciare una nuova apertura in un Istituto siamo felici…al cubo.
Intanto significa che LPP con le proposte inerenti le pratiche di consapevolezza è stato accolto da un nuovo Istituto dove si avvierà un nuovo gruppo con le persone detenute
Già questo è uno dei motivi di felicità: vuol dire che moltissimi elementi organizzativi e di preparazione si sono “allineati”: c’è stato il contatto con l’area pedagogica e la direzione del carcere e il modo in cui ci siamo raccontati ha convinto e questo avviene sempre più anche grazie ai tanti altri poli già esistenti, che conferiscono solidità al nuovo contatto.
Il gruppo con le persone detenute viene condotto da un nostro operatore certificato (a volte due) con esperienze in altre realtà carcerarie oppure che ha completato l’iter di preparazione (piuttosto lungo). E questo è il secondo salto di gioia perché se osserviamo cosa significa questo be’ vuol dire trovarsi di fronte a qualcuno che ha dedicato impegno, convinzione, senso di responsabilità e apertura di cuore al progetto. Dopo aver riconosciuto in sé l’interesse per un tema delicato, impegnativo come quello della detenzione, c’è la presa di responsabilità sul percorso da seguire, gli aspetti da approfondire e studiare, il tirocinio da vivere in prima persona, la formazione continua da non trascurare, le supervisioni, le intervisioni e altro ancora ma anche il piacere di diventare parte integrante di una associazione come la nostra.Ognuno degli aspetti citati può essere una fase in cui qualcuno decide di lasciar perdere, è comprensibile, ma c’è chi arriva in fondo e spicca il volo iniziando a condurre un gruppo in un nuovo Istituto.
Il terzo salto di gioia collettivo è sapere che stiamo espandendo il progetto: le persone che incontriamo in carcere sono sempre di più. Come arriviamo a loro? Chissà, in certi casi come brevi istanti di sollievo rispetto a una carcerazione impegnativa, per qualcun altro siamo l’occasione per vedere che il suo terreno era pronto ad accogliere un seme che mette subito radici o le metterà più in là o forse, se non accadrà, quel seme verrà mangiato da un piccione che ne trarrà il nutrimento che cercava. A volte capita di essere l’occasione per ascoltare la propria avversione di fronte ad esempio alla nostra proposta e anche questo può rivelarsi un elemento di valore, in quel momento stesso o in futuro.
Siamo, tutti insieme sempre e reciprocamente, un’occasione per osservare, sentire, lasciar condensare goccioline di consapevolezza che assumono forme tra loro diverse: un’intuizione, una lacrima, un sorriso, un momento di nervosismo. E questa è tutta, sempre e comunque vita.
Ci fa piacere esserci, insieme, lì.
Avanti tutta ragazzi!