Gratitudine…
Alla fine di questo percorso appena concluso nel carcere di Bollate non posso che esprimere gratitudine per l’intensità degli incontri e degli apprendimenti emersi nei momenti condivisi con il gruppo!
I primi di giugno si è infatti concluso il 12° incontro di un protocollo sulla consapevolezza e la gestione della rabbia a cui ho avuto l’onore e il piacere di dare il mio contributo gestendo un gruppo.
Da diversi mesi, con altri stimati colleghi dell’Associazione LPP e il contributo del neuro-scienziato Nicola De Pisapia dell’Università di Trento, abbiamo progettato e successivamente erogato un protocollo di pratica portato in cinque diversi gruppi (quattro a Bollate e uno a Monza). La ricerca, tuttora in corso, terminerà nel mese di dicembre e sarà anche oggetto della tesi di laurea di Maria Nicole Sala. I risultati saranno poi pubblicati e diffusi nei prossimi mesi. Il mio gruppo era composto da dieci partecipanti nel reparto dei protetti del carcere di Bollate.
Nella mia attività professionale sono allenato a condurre percorsi di consapevolezza con gruppi di persone in contesti prevalentemente organizzativi e si può dire che questa per me fosse la prima esperienza continuativa di conduzione di un simile percorso in carcere. In realtà da tempo sono un operatore di LPP ma i diversi tentativi di portare avanti gruppi a Bollate hanno sempre coinciso con le vicende pandemiche dunque finora avevo completato solo un paio di percorsi individuali.
Sono rimasto profondamente colpito dalla fluidità con cui è nata e si evoluta la relazione con queste dieci persone e soprattutto dal clima di profondo rispetto reciproco che si è instaurato tra tutti noi.
Non posso quindi che ribadire la mia profonda gratitudine per la fiducia reciproca che ha permesso a tutti di aprirsi e di condividere le proprie esperienze, a tratti difficili, senza timore di essere fraintesi o svalutati e anche per i momenti di leggerezza che siamo stati capaci a volte di condividere.
Posso dire che sono state occasioni preziose, manifestate grazie allo spazio creato da tutti i partecipanti, insieme per sviluppare consapevolezza e per migliorarsi.
In particolare voglio dire di Luca (nome inventato) quando una volta ha raccontato, con forte emozione, di aver vissuto nella settimana tra un incontro e il successivo, istanti di profonda e gioiosa pace camminando in cortile durante un momento di raccoglimento silenzioso. Era sbigottito per il fatto che apparentemente non c’era alcuna causa esterna particolarmente positiva per cui sentirsi così bene. Questo suo “stato di coscienza benefico” era sorto spontaneamente da dentro, probabilmente per il solo fatto di aver creato spazio grazie al silenzio e all’acquietarsi della mente.
Miguel (altro nome inventato) un giorno ha raccontato con una consapevole ricchezza di dettagli di aver osservato un momento di rabbia di un altro detenuto durante il quale lui aveva mantenuto pieno controllo di sé e descrivendo come questa osservazione gli avesse insegnato qualcosa di importante. All’interno di una cornice di ascolto curioso e appassionato dei compagni del gruppo, Miguel ha infatti descritto molto bene come una prolungata attesa in coda dal medico del carcere, avesse fatto sorgere una dirompente emozione in una persona. Questa aveva mostrato da principio piccoli segnali di irritazione che si sono progressivamente moltiplicati e intensificati fino a esplodere in rabbia piena, condita da urla e colpi sulla porta che hanno portato a un intervento “vigoroso” da parte degli agenti. Ricordo con gratitudine quando Miguel ha detto di aver capito che l’unico modo per fermare la rabbia per tempo è accorgersi dei primi segnali, “lasciando andare” i primi inneschi di tensione. Intervenire prima che l’agitazione si trasformi in energia esplosiva e fuori controllo e che potrebbe portare al punto di far uccidere qualcuno.
Un pensiero di gratitudine va anche a Liberation Prison Project per avermi dato la possibilità di formarmi e di toccare con mano come quell’intuizione avuta tanti anni or sono passeggiando per le vie di Mumbai durante un corso per diventare insegnante di Yoga, fosse un messaggio importante da seguire per il mio percorso di evoluzione personale.