Tommaso, Alba, ben venuti al mondo!
Gioiamo tutti dal profondo del cuore che l’11 giugno e il 7 luglio i due bimbi dei nostri Giulia Caretto ed Edoardo Copello siano arrivati al mondo. Simpaticamente diciamo che sono i nostri bambini di LPP. Che meraviglia!
Tutti abbiamo in comune l’arrivo a questa esperienza della vita e tutti condividiamo il ruolo di figli.
Altri esseri umani ci generano. Letteralmente. Gli “elementi seme” al loro interno ci fanno dono della vita, proprio quella che a loro volta hanno ricevuto in dono. Pensare anche solo per un attimo alla lunga concatenazione di esistenze interdipendenti dà il capogiro.
Nel Buddhismo si parla di preziosa rinascita umana ma anche per chi non volesse pensare alle rinascite e fermarsi solo a questa singola vita, c’è da ritenersi all’incirca un fortuito (e fortunato) caso del destino.
Apriamo tutti gli occhi su questo mondo che sembra talvolta un paradiso terrestre o un incubo infernale.
Estremi a parte, molti di noi hanno la possibilità di navigare l’ampio territorio di mezzo dove l’arbitrio individuale decide la rotta.
Prescindendo da situazioni di vita critiche dove l’emergenza è presenza quotidiana, molti di noi vivono vivono in condizioni più fortunate, e possiamo notare come spesso la qualità della realtà sia generata da dove poniamo l’attenzione…che suona come un’ottima notizia, impegnativa quanto bella, Se qualcosa è in mano nostra, significa che possiamo decidere noi e quindi “farla funzionare”! Detto questo, sì c’è un bel daffare, non c’è dubbio.
E dunque è interessante chiederci: “Qual è l’intenzione che porto su un tema? Quanta l’attenzione e la presenza che dedico alle esperienze della vita? Quali i pregiudizi e i condizionamenti da osservare per evitare che inquinino la qualità dei miei pensieri?!.
Tutto questo è pratica, istante dopo istante. Quante volte le persone in carcere dicono di non essere state abbastanza consapevoli e di aver aperto gli occhi solo troppo tardi! Ecco che torna la storia del cavallo al galoppo spesso citata nei racconti tibetani: l’animale corre al galoppo con in groppa un uomo che non tiene le briglie e a chi gli chiede dove sta andando lui risponde che non lo sa, bisognerebbe chiederlo al cavallo.
Quello sembra il cavallo della vita che porta la persona in un chissà dove dannoso prima di “arrestarsi”, appunto, alle porte del carcere.
Io posso è un mantra potente, meraviglioso e impegnativo, che prima di farci guardare fuori alle circostanze che ci hanno condizionato e alle compagnie che hanno influenzato le nostre scelte, ci ricorda che possiamo partire dal nucleo centrale: noi, noi che ci mettiamo in relazione con gli altri e che insieme agli altri siamo inseriti in un certo ambiente.
Io posso ricorda proprio il seme generatore che sta dentro ognuno di noi, sia che diventiamo genitori oppure no…ecco, in effetti oltre a essere tutti figli siamo anche tutti -proprio tutti- genitori: di sicuro almeno di noi, se lo vogliamo, se ci accorgiamo di poterlo essere.
Che dire, occhio e croce forse si può fare perché ci sono a disposizione sempre tre valide compagne di viaggio: amorevolezza, compassione e saggezza.
Buona vita Alba, buona vita Tommaso, buona vita a tutti, perché ognuno senta quanta gliene vibra in corpo, al di là di ogni gabbia.