Di questi giorni la notizia secondo cui la legge di bilancio prevede 36 milioni di euro in meno per i prossimi tre anni per l’amministrazione penitenziaria.
All’impressionante gesto estremo degli 80 suicidi, mai registrato in precedenza, si aggiungono gli oltre 1000 tentativi di suicidio scongiurati da parte degli interventi di agenti di polizia penitenziaria.
Attenendosi a quanto riportato nelle fonti ufficiali, si legge all’articolo 153 della legge di bilancio: “A decorrere dall’anno 2023, il Ministero della Giustizia, Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, assicura, mediante la riorganizzazione e l’efficientamento dei servizi degli istituti penitenziari presenti su tutto il territorio nazionale, il conseguimento di risparmi di spesa non inferiori a 9.577.000 euro per l’anno 2023, 15.400.237 euro per l’anno 2024 e 10.968.518 euro annui a decorrere dall’anno 2025”.
Giovanni Fiandaca, emerito di Diritto penale all’università di Palermo e Garante dei diritti dei detenuti in Sicilia, dichiara in un’intervista al quotidiano Il Foglio: “Uno dei problemi fondamentali irrisolti che si trascinano da anni nell’ambito dell’amministrazione penitenziaria è proprio l’insufficienza di risorse destinate alle attività rieducative e di quelle finalizzate a un accettabile livello di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti. Gli aspetti problematici e critici dell’universo carcerario si sono andati ad aggravare nel corso degli anni e sono comprovati dall’elevato numero di atti autolesivi e di suicidi che si sono verificati nei mesi del 2022.
Da questa situazione mi sarei aspettato non solo il mantenimento del livello di risorse già previste, ma anche un incremento di queste ultime”.