Dopo la morte accidentale del figlio di 5 anni, Susan Burton crolla.
È una tragedia che si somma ad altri traumi, abusi subiti e dolori del passato. La sua esistenza priva di mezzi la conduce dritta verso l’abisso della dipendenza che la inghiottisce: cocaina, crack, alcol. Per una quindicina d’anni entra ed esce di prigione.
Durante un periodo in cui si trova in una casa di recupero riesce però ad accedere a una possibilità di trattamento, forse arrivata per lei nel momento giusto per il suo percorso di vita. Susan inizia la rinascita.
Quel centro si trova a Santa Monica, un’area a prevalenza bianca e benestante, lì le condizioni sono molto diverse da quelle di South Los Angeles da dove arriva lei. Anche questo non la lascia indifferente, anzi, sorge in lei -sono parole sue- “un moto di rabbia” che però veicola nel modo più fruttuoso possibile.
Attiva un’energia potente che la conduce ben oltre la trasformazione e il beneficio personale: amplifica questa onda in una straordinaria concretezza di possibilità per molte altre donne.
Utilizza i suoi risparmi per acquistare una casa di tre camere da letto e inizia a incontrare alcune donne quando scendono da un autobus che copre la linea tra il carcere e il centro di Los Angeles.
Susan fonda l’organizzazione A New Way of Life (ANWOL) Reentry Project, che diviene per altre donne quella possibilità fondamentale in grado di far cambiare rotta a un individuo.
Ricorda così gli inizi: “Non avevamo molto, ma avevamo abbastanza per mantenere la casa e sostenerci reciprocamente per guarire da molte cose: dalla detenzione, dalla dipendenza, dalla perdita, dalla separazione familiare. Avevamo il tempo per guarire e scoprire gli effetti del razzismo nelle nostre vite”.
ANWOL oggi fornisce risorse nel senso più ampio del termine: alloggi, gestione dei casi, impiego, servizi legali, sviluppo della leadership, organizzazione comunitaria. Tutto questo è fatto a favore e insieme alle persone che lottano per ricostruire le loro vite dopo il carcere.
Ha trasformato l’esistenza di oltre mille donne ex-detenute e il suo modello propone un approccio alla riabilitazione e al reinserimento meno punitivo e più efficace.
Quel primo passo, il piccolo progetto iniziale è oggi replicato a livello nazionale e internazionale per aiutare le donne uscite dal carcere a ricostruire le loro vite, le loro famiglie e le loro comunità.
E c’è molto di più, tra cui la sua auto-biografia Becoming Ms Burton, il cui sottotitolo recita: dalla prigione al recupero fino a guidare la lotta per le donne detenute.
Altre interessanti informazioni sul sito di Susan Burton.
Una vita di grande ispirazione per questo 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna.