Cari Amici,
Cogliamo l’occasione per mandarvi un caro saluto e l’augurio di poter godere di uno spazio di riposo estivo per potervi rilassare e ricaricare le batterie!
Questi ultimi mesi sono stati intensi.

La domanda che abbiamo continuato e continuiamo a farci è…. “in quale modo possiamo essere efficaci per portare sollievo e beneficio negli ambiti in cui la violenza ha segnato così profondamente la vita delle persone?”.
Come avevamo preannunciato durante l’ultimo incontro annuale di gennaio, abbiamo deciso di dedicare sforzi ed energie nello sviluppo di un programma che ha lo scopo di intervenire prima che si inneschino meccanismi non virtuosi che portano in acque tempestose.

Questa nostra ultima iniziativa si svilupperà con il nome di: Liberation Prison Project Educational e racconta di un’intenzione forte rivolta al mondo della scuola e quindi a tutti i nostri ragazzi.
Potrei riassumere questo avvio con poche parole: La Prevenzione Attraverso l’Educazione.
Liberation Prison Project Educational infatti è un’iniziativa che abbiamo progettato con passione e dedizione, convinti che la prevenzione sia la chiave per costruire una società più giusta e consapevole.

Il progetto prevede che nostri operatori facciano nelle scuole percorsi (tre incontri), in accordo con l’Istituto, in cui vengano affrontati temi cruciali come il reato (o l’idea che i ragazzi hanno di ciò che sia o meno un reato), l’ascolto empatico per dedicarsi uno spazio in cui portare attenzione verso di sé cogliendo le emozioni da cui ognuno viene attraversato e soprattutto come tutto questo si riesca a rivolgerlo all’altro: un amico, un familiare, o chiunque altro.
È proprio il focus su questo altro che, nel terzo incontro, è cruciale, tanto da essere rappresentato dall’incontro con una persona che ha sbagliato, che è o è stata in carcere, e porta ora la sua testimonianza ai ragazzi.

Ogni giorno possiamo tutti notare come, in un mondo sempre più complesso e interconnesso, è essenziale che i ragazzi abbiano gli strumenti necessari per comprendere e gestire le proprie emozioni, sviluppare empatia e costruire relazioni positive. I laboratori che proponiamo non sono semplici lezioni frontali, ma veri e propri percorsi di crescita personale, dove i ragazzi sono protagonisti attivi del loro apprendimento.

Ci piacciono le sfide (questa non è una novità!) e siamo consapevoli che abbiamo di fronte una sconfinata prateria da arare, seminare e coltivare.
E noi faremo del nostro meglio per tradurre in azione un pensiero che, ancora prima, è stato una visione, un’intenzione.

Se la realtà costantemente mostra tragiche evidenze di mancanza di empatia, di rispetto reciproco e incapacità di dare la giusta valorizzazione ai gesti, la risposta non può essere prendere atto di ciò che accade e accettarlo come fosse solo la maledizione di un tempo cupo.

Siamo certi che ogni problema ha una soluzione che va scovata nel profondo.

E noi, con ostinata gentilezza, proponiamo di lavorare su consapevolezza, empatia, compassione, rispetto reciproco; fermamente determinati a dare il nostro contributo per trovare la chiave giusta che apre alla soluzione! Abbiamo quindi iniziato, con disponibilità ed energia.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone del team che si sono impegnate fino a oggi nella realizzazione di tutto questo.

Per far crescere questa idea, ti invitiamo a farti avanti e a raggiungerci.
Se sei (o conosci) un insegnante-eroe animato da passione, ti invitiamo a unirti in questa missione.
Scrivici all’indirizzo educational@liberationprisonproject.it per scoprire come portare il nostro progetto nella tua scuola.

Se invece, così come tutti noi, sei (o conosci qualcuno) interessato a sostenere questo progetto, ti chiediamo di far girare la voce perché è possibile sostenerne la diffusione “adottando” una scuola, una classe o uno studente.

Insomma, vi rimando alla sezione del sito che illustra Liberation Prison Project Educational e aspetto i vostri commenti e suggerimenti!

Voglio ringraziare in particolare:

Laura Loparco, Sabrina Negretti e Marilena Duca, già operatrici nel carcere di Bollate, per aver dato vita al progetto con grande impegno e dedizione,
Marta Sampogna che sta muovendo i primi passi e che promuoverà e coordinerà le attività nel territorio,
Maria Vaghi e Alessia Marchi che (tra le altre cose) hanno collaborato alla realizzazione della comunicazione e diffusione di questa nuova avventura

Vogliamo costruire una società più giusta e inclusiva, arrivando al maggior numero di giovani possibile.

Allora… che fai: sei dei nostri?