Mercoledì 20 luglio 2022, il carcere di Monza ha accolto per una visita Claude AnShin Thomas, ex soldato, ora monaco buddista Zen. È ordinato nella tradizione Giapponese Soto Zen. Ha fondato la Fondazione Zaltho, un’organizzazione no-profit che promuove il cambiamento e la nonviolenza.
Solitamente quando AnShin viene in Italia non manca di fare visita alle persone detenute e la sua presenza è sempre potente ed efficace e nessuno vi rimane indifferente.
Elena De Marco, l’operatrice attiva a Monza ha detto: “L’energia incredibile e speciale di AnShin ha coinvolto l’intera sala della Casa Circondariale di Monza. Persone detenute, operatori sanitari, agenti, educatori, psicologi e il cappellano, tutti uniti e presenti nell’ascolto delle parole del Maestro che ha coinvolto, avvicinato e salutato uno ad uno i presenti. Ha detto: “Cerchiamo i punti di connessione e non i punti di diversità, perché è la connessione che ci unisce, sostiene e permette di cambiare“. Gratitudine e riconoscimento per ognuno così come lui ci ha salutato!”.
Un’altra operatrice ha sottolineato come l’incontro che ha avuto con le persone detenute e il personale del carcere sia stato intenso oltre ogni aspettativa. Quelle uscite non sono le stesse persone che sono entrate, ci ha riferito. Altri ancora ci hanno parlato di un incontro coinvolgente, nutriente, intenso non solo per le parole spese ma per la sua stessa presenza fisica, carica di energia e di una gestualità simbolica spesso potente. Usa tutto per creare connessione, similarità, vicinanza come quando, commentando il tatuaggio di qualcuno, ha poi con un gesto inatteso e improvviso, sollevato la manica dell’abito per mostrare i suoi tatuaggi. Simboli per dire: siamo uguali e nello stesso tempo per affermare che il cambiamento e la non violenza sono alla portata di chiunque. AnShin è un grande comunicatore.
All’educatrice del carcere -Lucia Scarpa- che da tempo ci accoglie e facilita l’attuazione dei nostri percorsi di consapevolezza, va uno speciale ringraziamento: si è impegnata intensamente affinché tutti i detenuti interessati potessero partecipare e perché potessero farlo anche gli agenti e altri operatori interni. Lei stessa è rimasta colpita prima che da AnShin dalla lettura del suo libro fatta nelle settimane precedenti l’incontro. Ha colto in particolare aspetti quali l’interdipendenza e la delicatezza di sguardo che il monaco riesce a proporci, portandoci per mano nella narrazione. La continua alternanza tra sensibilità di approccio e, un istante dopo, vigore della postura, del passo o del tono di voce, è come se volesse risvegliarci a vita piena, alla piena attenzione, alla percezione completa di ciò che ci riguarda, siano esse sensazioni, emozioni o pensieri.
Come sempre non manca di sottolineare l’importanza del respiro, mai abbastanza considerato da tutti noi. A fine incontro, passando accanto a una persona che gli aveva fatto una domanda sulla sua difficoltà di respirare con profondità lui, quasi di sfuggita, ha sussurrato: “Ricordati che vuoi respirare anche quando stai annegando“. Queste parole l’hanno toccata profondamente e -di più- l’hanno ispirata a intraprendere il viaggio di esplorazione del proprio respiro come finora non aveva mai fatto.
Ancora una volta, Grazie Maestro! Torna presto a trovarci!